A VECCHIJ è in una manifestazione popolare carnevalesca svolta nel periodo quaresimale comunemente conosciuta come “sega la vecchia”. Ha come protagonista un fantoccio dalle sembianze di una vecchia malandata, che viene portato tra musica e baccano in processione per le vie del paese, per poi essere segato, smembrato e poter così rilasciare i doni contenuti all’interno del suo corpo. Ritrae quelle pratiche della cultura contadina che simboleggiavano, in una dimensione festiva ritualizzata, la ciclica morte e rinascita della natura, l’avvicendarsi delle stagioni e dei lavori nei campi. Questo mondo, pur non appartenendo da tempo alla nostra società, lascia traccia di se in una festa che, seppur attualizzata, si fa portatrice del desiderio di rinnovamento in una comunità e in un territorio ancora vivi.
SAN MARCO LA CATOLA (FG)
Sabato 29 Marzo - dalle ore 17.00
Processione della vecchia per le vie del paese accompagnati dalla musica della tradizione del nostro territorio con “A MAITUNAT” di Pietracatella (una tipologia di canti augurali, propiziatori o satirici), dalle tammurriate e tarantelle del gruppo di musica popolare SANACORE, dai suonatori e cantatori che eseguiranno repertori tradizionali del Gargano, dalle danze degli amici delle associazioni AGORART, ETHNOS e FOLKANIMA e dall'ospitalità della gente del paese.
Al termine del percorso - ore 22.00 circa
A VECCHIJ
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SANACORE
Il gruppo
musicale “Sanacore” si occupa di ricerca e recupero di tradizioni popolari musicali e coreutiche del Centro e del Sud Italia, con fattispecie dell'area campana. Esso
rappresenta l’incontro ed il confluire di diversi percorsi esperienziali, culturali,
di studio e di ricerca sul campo.
Il
repertorio, dunque, attinge dalla cultura tradizionale ed etnica del Sud Italia
e comprende: tammurriate, tarantelle, pizziche- pizziche e canzoni
tradizionali.
Gli
strumenti usati nei concerti sono strumenti tipici della cultura popolare:
tammorra, chitarra classica, flauti, castagnette e tanti tipi di percussione.
ll gruppo è composto da tre donne: Raffella Rufo, valente e
giovane suonatrice di organetto e di
flauto, nonchè
cantante e ballerina, Giovanna Turco, suonatrice di chitarra classica, tamburi
a cornice (tammorra e tamburello) e cantante
e Maria Piscopo ricercatrice delle danze popolari del Centro-Sud Italia,
inoltre, cantante, suonatrice di castagnette e ballerina. Gli
splendidi e diversificati timbri vocali
delle tre donne caratterizzano fortemente il repertorio.
Ascolta:
A MAITUNAT di Pietracatella
La maitunata è una tradizione che si svolge, a Pietracatella come in altri centri molisani, nel lasso cronologico intercorrente tra la sera del 31 dicembre e il primo gennaio, quindi si colloca a ragione tra gli innumerevoli rituali per il Capodanno che molte culture hanno prodotto nel corso del tempo.
La maitunata è una tradizione che si svolge, a Pietracatella come in altri centri molisani, nel lasso cronologico intercorrente tra la sera del 31 dicembre e il primo gennaio, quindi si colloca a ragione tra gli innumerevoli rituali per il Capodanno che molte culture hanno prodotto nel corso del tempo.
Si esplica in modo collettivo; ne sono protagonisti
ragazzi e uomini di età variabile, che si organizzano in squadre, dal numero di
componenti non fisso e suonano degli strumenti per lo più di fabbricazione
artigianale. Ciascuna squadra è capeggiata da un leader: il cantore, o rapsodo,
che ha il compito di sciorinare, attraverso una tipologia di canto-recitativo
accompagnato dalla musica, testi di contenuto augurale, propiziatorio o
satirico burlesco.
Le modalità di esibizione delle squadre sono
essenzialmente due. La prima si svolge a partire dalla sera del 31 dicembre
proseguendo poi per tutta la notte di San Silvestro. La seconda si colloca tra
la mattina e la sera del primo gennaio ed è caratterizzata dalla performance
satirica dei cantori e delle rispettive squadre di appartenenza. I testi cantati
in questa seconda fase dell’esibizione hanno prevalentemente il fine di
rappresentare e immortalare, dal punto di vista deformato e straniante della
satira, la vita della comunità durante il ciclo annuale che si è chiuso, mentre
quelli della notte di San Silvestro contengono formule di augurio e
propiziazione.
I destinatari della maitunata sono i padroni di casa che aprono gli usci durante la lunga marcia tra le vie del paese che i gruppi compiono nella notte del 31; i proprietari di bar o attività commerciali che vengono coinvolti nel ruolo di donatori di denaro o beni materiali; il pubblico pettegolo e numeroso che assiste all’esibizione del primo dell’anno, seguendo con interesse la cronistoria di quello che è accaduto in paese e che ha sollecitato l’attenzione; le autorità politiche locali, nazionali, il parroco, il medico e chiunque abbia avuto una parte da protagonista nella vita locale. Sull’etimologia della parola esistono varie versioni. Per la maggior parte, si tende a collegarla all’italiano mattinata, per il fatto che il rituale inizia la sera del 31 dicembre, continua nell’arco dell’intera nottata, fino a concludersi, appunto, quando il mattino dell’anno nuovo è già spuntato. Altra ipotesi interpretativa conduce il termine a mattonata; questo tentativo etimologico fa leva sul carattere burlesco e fortemente satirico dei testi, che si tramuterebbero in metaforiche mattonate, che crollerebbero sulla testa dei destinatari. L’interpretazione a nostro parere più convincente, collega invece la maitunata all’espressione mai intonata. Certamente caratteristiche delle maitunate sono la vis polemica e la manifestazione notturna, ma se la maitunata è un rito liminare di passaggio , in quanto tale ha una durata e soprattutto un valore effimero. Il rito è possibile solo perché dura poco, scardinando le regole dell’ordine sociale per lo spazio di una notte. Lo sconvolgimento, il turbamento è di breve durata e solo per questo accettabile; l’indomani, un nuovo ciclo inizierà e un nuovo ordine prenderà il via. Allora la maitunata sarà passata, sepolta con la sbornia e l’orgia alimentare del Capodanno, come se non fosse stata mai intonata. Le versioni dialettali molisane del termine cambiano; a Pietracatella è la maitunat, in altri luoghi la maitenat o maitnat. Attualmente partecipano alla maitunata molte persone, di sesso maschile. A Pietracatella si può calcolare che almeno 80 individui (in un paese che conta circa 1600 abitanti) vi sono impegnati attivamente. Hanno un’età estremamente variabile; i più piccoli frequentano le scuole medie inferiori, mentre per gli adulti non ci sono limiti d’età.
I destinatari della maitunata sono i padroni di casa che aprono gli usci durante la lunga marcia tra le vie del paese che i gruppi compiono nella notte del 31; i proprietari di bar o attività commerciali che vengono coinvolti nel ruolo di donatori di denaro o beni materiali; il pubblico pettegolo e numeroso che assiste all’esibizione del primo dell’anno, seguendo con interesse la cronistoria di quello che è accaduto in paese e che ha sollecitato l’attenzione; le autorità politiche locali, nazionali, il parroco, il medico e chiunque abbia avuto una parte da protagonista nella vita locale. Sull’etimologia della parola esistono varie versioni. Per la maggior parte, si tende a collegarla all’italiano mattinata, per il fatto che il rituale inizia la sera del 31 dicembre, continua nell’arco dell’intera nottata, fino a concludersi, appunto, quando il mattino dell’anno nuovo è già spuntato. Altra ipotesi interpretativa conduce il termine a mattonata; questo tentativo etimologico fa leva sul carattere burlesco e fortemente satirico dei testi, che si tramuterebbero in metaforiche mattonate, che crollerebbero sulla testa dei destinatari. L’interpretazione a nostro parere più convincente, collega invece la maitunata all’espressione mai intonata. Certamente caratteristiche delle maitunate sono la vis polemica e la manifestazione notturna, ma se la maitunata è un rito liminare di passaggio , in quanto tale ha una durata e soprattutto un valore effimero. Il rito è possibile solo perché dura poco, scardinando le regole dell’ordine sociale per lo spazio di una notte. Lo sconvolgimento, il turbamento è di breve durata e solo per questo accettabile; l’indomani, un nuovo ciclo inizierà e un nuovo ordine prenderà il via. Allora la maitunata sarà passata, sepolta con la sbornia e l’orgia alimentare del Capodanno, come se non fosse stata mai intonata. Le versioni dialettali molisane del termine cambiano; a Pietracatella è la maitunat, in altri luoghi la maitenat o maitnat. Attualmente partecipano alla maitunata molte persone, di sesso maschile. A Pietracatella si può calcolare che almeno 80 individui (in un paese che conta circa 1600 abitanti) vi sono impegnati attivamente. Hanno un’età estremamente variabile; i più piccoli frequentano le scuole medie inferiori, mentre per gli adulti non ci sono limiti d’età.
In passato la maitunata è stata
sostanzialmente un comportamento indice di un forte dislivello interno alla
società pietracatellese, che si è formato in rapporto alle difficoltà materiali
delle comunicazioni, alle discriminazioni culturali dei ceti egemonici rispetto
ai gruppi subalterni, alla resistenza dei ceti periferici e subalterni alle
imposizioni civilizzatrici dei ceti egemonici. La maitunata, a nostro avviso, è
quindi la risultante di tale situazione geografica, sociale e culturale che ha
caratterizzato Pietracatella. Il cuore pulsante del rito risulta fossero i
cafoni, gli agricoltori senza terra, quelli che lavoravano a giornata e che
costituivano, fino agli anni sessanta, la spina dorsale della povera economia
locale. Attualemente, a differenza di quanto succedeva in passato, non ci sono
limitazioni di ceto e al rito del Capodanno partecipano un po’ tutti:
lavoratori, studenti, gente che risiede in paese ma anche che vive fuori e vi
fa ritorno per Natale.
Il raduno delle squadre avviene la sera del
31 dicembre; solitamente ciascun gruppo esce, come si dice in gergo, dalla casa
di uno dei componenti o comunque parte da un punto di ritrovo prestabilito.
L’orario di uscita non è fisso, ma in genere le squadre cominciano a battere le
vie del paese fin dalle ore 20-21 del 31 dicembre.
Non esiste un itinerario fisso, ma la prassi
ha creato dei percorsi preferenziali che tutti seguono, a turnazione, in modo
che in ogni angolo risuoni almeno l’eco del loro canto e dei loro strumenti.
La strada principale del paese viene percorsa
più di una volta, visto che su di essa si aprono i bar , presso i quali le
squadre fanno sosta. Le bande si spingono comunque anche nelle zone meno
centrali di Pietracatella, assicurando la loro presenza in tutti i rioni. Mentre
marciano le squadre suonano le varianti melodiche caratteristiche del rito,
mentre quando decidono di fermarsi il cantore intona i canti di maitunata.
Esiste un rigoroso ordine che riguarda la
disposizione dei suonatori e dei rispettivi strumenti.
In testa ad ogni squadra capeggia colui che
porta e muove la mazza (mazziere), che ha il compito di indicare l’itinerario e
portare il ritmo. Seguono la pupa (bambola di legno vestita da vecchia),
l’organetto, il tamburo, le tamburelle, le raganelle, le novemartelli, i
puntilli ed infine i bufù. Intorno al gruppo si aggirano due figure essenziali:
l’acquaiolo, che porta ripetutamente l’acqua ai suonatori di bufù e colui che
mantiene la quartara, recipiente di coccio a due anse che funge da salvadanaio
della squadra. U ‘bruzzusell (organettoabruzzese)è lo strumento melodico
irrinunciabile per l’esecuzione della maitunata ; u’ tamburr e a’ tamburrèll
(tamburo etamburella) sonoinvece indispensabili per l’accompagnamento ritmico
ai tre tipi di melodia in cui è articolata la maitunata. A’ raganèll
(raganella) è fabbricata artigianalmente e consiste in un pezzo di legno
intaccato il quale viene sfregato su una mazza di legno liscia sostenuta
dall’avambraccio sinistro. Lo strumento prende nome dal suono prodotto, che
rimanda al gracidare delle rane: raganella, piccola rana, è dunque un nome
onomatopeico. Anche a ‘novmartéll (novemartelli)è fabbricata artigianalmente e
consiste in tre mazze, una fissa al centro e due mobili ai lati, dotate
ciascuna di tre pezzi di legno a forma di testa di martello. Le due mazze
laterali sbattono su quelle centrali e lo strumento si suona facendo urtare le
due mazze laterali, che vengono impugnate con entrambe le mani, su quella
centrale. IPuntill (punteruoli) sono invecedue arnesi da lavoro, più che
strumenti, che rimandano al mestiere del fabbro. Degno di particolare
attenzione è infine U’ Bufù (bufù), tamburo a frizione, strumento tipico della
musica popolare molisana e non solo, che possiede una denominazione dal
significato onomatopeico che rimanda al suono cupo prodotto dallo strumento. E’
composto da una tinozza (tin) di rame, su cui è stesa una pelle, fissata
intorno all’apertura del recipiente con uno spago. Al centro della membrana è
collocato verticalmente un bastone di canna, che può essere decorato con
nastrini di vario colore. L’assemblaggio della canna con la pelle, invisibile
all’esterno, si realizza lavorando la radice della canna e legandola alla pelle
con una corda. Introno al bufù spesso è attorcigliato un resistente spago che
permette ai suonatori di appendere al collo lo strumento e di suonarlo
camminando. Lo strumento viene costruito dal suonatore, in varie fasi, che
occupano un ampio spazio temporale. Il bufù di Pietracatella è di tipo
portativo, cioè è possibile suonarlo all’impiedi, camminando, grazie alle sue
dimensioni ridotte. Il bufù si può suonare anche stando a cavalcioni sullo
strumento, per il fatto che la tina di rame può essere riversa a terra e
montata dal suonatore. In entrambi i casi il suono non varia: esso è prodotto
dallo sfregamento della canna con la membrana di pelle. Per rendere più
scorrevole la frizione, i suonatori si bagnano ripetutamente le mani (entrambe
reggono la canna).
La maitunata è un rito vivo, sentito, partecipato, in cui una comunità si ritrova ogni anno, da moltissimi anni; non è possibile stabilire una "data di nascita" del rito (ci sono tuttavia ipotesi circa una sua cronologia relativa) né essere consapevoli delle trasformazioni che la tradizione ha subito nel tempo. E’ un rito composito, in cui augurio e beffa, individualità e collettività, musica e canto, si mescolano inesorabilmente e che conserva dei caratteri di improvvisazione e spontaneità davvero notevoli. E’ soprattutto un rito liberatorio, ancora oggi, in cui la libertà di dire e fare cose "strane" o "scomode" viene riconquistata da un’intera comunità, di cui i ragazzi della maitunata sono figli, fratelli, mariti, sono l’alter ego. Tutti gli abitanti del paese "scattano" appena, tra i vicoli, sentono o intuiscono la melodia della maitunata: significa che il Capodanno è cominciato, che ancora una volta celebreranno insieme il rito liberatorio prima che un nuovo ed ordinato ciclo riparta.
Estratto del saggio: La maitunata di Pietracatella. Appunti su una
tradizione popolare, di Antonella Angiolillo, Campobasso 2007.La maitunata è un rito vivo, sentito, partecipato, in cui una comunità si ritrova ogni anno, da moltissimi anni; non è possibile stabilire una "data di nascita" del rito (ci sono tuttavia ipotesi circa una sua cronologia relativa) né essere consapevoli delle trasformazioni che la tradizione ha subito nel tempo. E’ un rito composito, in cui augurio e beffa, individualità e collettività, musica e canto, si mescolano inesorabilmente e che conserva dei caratteri di improvvisazione e spontaneità davvero notevoli. E’ soprattutto un rito liberatorio, ancora oggi, in cui la libertà di dire e fare cose "strane" o "scomode" viene riconquistata da un’intera comunità, di cui i ragazzi della maitunata sono figli, fratelli, mariti, sono l’alter ego. Tutti gli abitanti del paese "scattano" appena, tra i vicoli, sentono o intuiscono la melodia della maitunata: significa che il Capodanno è cominciato, che ancora una volta celebreranno insieme il rito liberatorio prima che un nuovo ed ordinato ciclo riparta.
Per la festa della vecchia di quest'anno si è appositamente composta una squadra di suonatori e cantatori che eseguiranno repertori tradizionali del Gargano. Inoltre saranno presenti come sempre per danzare, gli amici delle associazioni AGORART di Biccari ed ETHNOS e FOLKANIMA di Lucera, ai quali va tutta la nostra ammirazione per la bravura e per l'allegria che infondono alla festa.